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lunedì 7 febbraio 2011

L'Europa affamata di gas rilancia il Nabucco per sfuggire alla morsa russa

La Repubblica 31 gennaio 2011

Per gli analisti politici si è trattato solo di una mossa per rafforzare il suo ruolo di presidente della Commissione europea. E per rispondere a chi lo accusa di subire l' agenda dei paesi leader come la Germania e la Francia, così come è avvenuto durante la crisi finanziaria. Ma la visita di José Manuel Barroso in Azerbaigian e Turkmenistan a metà gennaio aveva anche un altro scopo: rilanciare la politica energetica dell' Unione Europea per assicurare ai 27 della Ue l' approvvigionamento di gas per i prossimi decenni. Il viaggio di Barroso nelle due repubbliche caucasiche ha così rilanciato sui media un progetto, il gasdotto Nabucco, di cui si parla da almeno cinque anni ma che sembrava ormai destinato verso un binario morto. E ha rilanciato il dualismo con altri progetti che, sulla carta, sembrano destinati ad avere maggior successo per assicurare forniture certe a quello che da tutti gli esperti viene indicato come la principale fonte energetica degli anni Duemila: tra il 2030 e il 2040 il metano supererà il petrolio nello scenario mondiale e rimarrà il combustibile dominante per almeno 80100 anni. Per l' Europa e per la sua economia diventa così fondamentale assicurarsi il gas, i cui consumi non potranno che crescere: secondo alcuni entro il 2020 la Ue avrà bisogno di 140 miliardi di metri cubi in più all' anno (per capirci: il solo fabbisogno dell' Italia attualmente è pari a 8085 miliardi all' anno). Allo stesso tempo, la Commissione Europea vorrebbe differenziare il più possibile le fonti di approvvigionamento: al momento, oltre il 35% del gas della Ue arriva dalla Russia, attraverso la rete di gasdotti che passa dalla Bielorussia a nord e dall' Ucraina a sud. Con tutte le incertezze geopolitiche che questo passaggio comporta, come si è visto durante la crisi tra Kiev e Mosca nel 2005. Il Nabucco, oltre 3mila chilometri di tubi attraverso il territorio turco, nasce proprio per questo: prendere il gas direttamente dai paesi del Caucaso, per mettere in concorrenza anche a livello di prezzi i russi con altri fornitori. Un progetto sostenuto anche dagli Stati Uniti. Non solo perché in questo modo le repubbliche asiatiche entrerebbero nell' orbita dell' Europa, sottraendosi sempre più a quella russa. Ma perché in questo modo, lo stesso Vecchio Continente diventerebbe meno dipendente da Mosca. E' lo stesso motivo per cui ExxonMobile ha sostenuto l' aggravio dei costi (praticamente raddoppiati a causa del boom dei prezzi di cemento e acciaio) per la realizzazione del rigassificatore di Rovigo (8 miliardi di metri cubi di gas all' anno in arrivo via nave dal Qatar). Ma il Nabucco ha non pochi problemi da risolvere. Intanto deve vedersela con la concorrenza di un' altra infrastruttura. È il South Stream, progetto nato da una joint venture tra l' italiana Eni e il colosso russo Gazprom, controllato direttamente dal Cremlino: un tubo che passa sotto il Mar Nero e approda in Bulgaria per poi connettersi con la rete europea. Progetto che mette a rischio la stessa credibilità della Commissione Europea nel sostenere il Nabucco, visto che Gazprom sta trattando per aprire il capitale di South Stream ai francesi di Edf. E che a breve, come ha confermato di recente l' amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni anche ad altri: «Siamo disponibili ad accogliere un partner tedesco». In questo modo, si completerebbe l' accerchiamento dei russi all' Europa, visto che con le stesso modalità tecniche e quasi con la stessa struttura societaria esiste un progetto gemello nell' area settentrionale: è il North Stream, un gasdotto i cui lavori sono tra l' altro già iniziati nella regione russa confinante con la Finlandia, che porterà i tubi in Germania attraverso il Baltico e il cui capitale vede tra i protagonisti oltre a Gazprom sia i francesi di Gdf Suez sia i tedeschi di E.On. Non manca anche nel North Stream una presenza italiana, visto che la commessa per il primo lotto dei lavori è stato aggiudicato a un consorzio guidato da Saipem, controllata di Eni. Ma i problemi del Nabucco non si limitano a una corsa contro il tempo contro il rivale South Stream. Il vero limite del gasdotto sponsorizzato Ue è paradossalmente la mancanza di gas. Ed è stata questa la ragione del recente viaggio di Barroso in Asia. Al termine del quale il presidente della Commissione Europea ha strappato al governo dell' Azerbaigian la promessa di forniture di gas: si parla di almeno 20 miliardi, cui potrebbero aggiungersi altri 10 miliardi dal Turkmenistan, per garantire i 30 miliardi che sono la portata del Nabucco. Ma si tratta di promesse, per ora. E senza la certezza dei contratti, fanno notare gli analisti del settore, i lavori non potranno mai partire. Tanto è vero che l' apertura dei cantieri, in una prima fase, era prevista per il 2010 ma a tutt' oggi non ha ancora una data certa. Il vantaggio del South Stream è proprio questo: la fornitura è assicurata da Gazprom. Inoltre, con l' attuale fase di mercato del gas, i partner europei potrebbero essere favoriti nel riuscire a strappare ai russi un prezzo più conveniente. La scoperta di nuovi giacimenti di metano ricavato dalle rocce negli Stati Uniti ha abbassato i prezzi del gas liquefatto che viaggia per nave. Con la conseguenza che tutte le grandi società europee hanno chiesto a Gazprom di rivedere tutti i contratti di lungo periodo. I russi potranno tener duro sui vecchi accordi, ma sarà più difficile che ci riescano con i nuovi. Tante incognite legate alla realizzazione del Nabucco stanno alimentando il dibattito sulle possibili soluzioni, in qualche modo, alternative. Una di queste è stata avanzata dall' amministratore delegato di Edison: la società italiana è al lavoro per la realizzazione di un gasdotto sottomarino tra la Puglia e la Grecia (l' Igi) per far arrivare in Italia il gas proveniente dalla Turchia via paesi balcanici. Quadrino propone di convogliare le poche risorse attualmente previste sul Nabucco verso l' Igi e il suo tratto balcanico (Itgi) in modo da portare in Italia 10 miliardi di metri cubi di gas dall' Aizerbaigian (invece dei 30 previsti dal Nabucco) attraverso le reti già esistenti in Turchia. Altri, invece, come l' ad di Eni Paolo Scaroni propongono un tratto comune tra South Stream e Nabucco in territorio balcanico. Ma sempre che si facciano entrambi. Tutto ciò potrebbe favorire non poco l' Italia. Se si tiene conto che fra due anni sarà attivo anche il Galsi (un tubo in arrivo in Toscana dall' Algeria attraverso la Sardegna), il nostro paese potrebbe trovarsi nella condizione di diventare la piattaforma per il rifornimento di gas per l' Europa. Tenendo anche conto che prima del 2020 andranno a terminare i contratti di fornitura dal mare del Nord. In buona sostanza, da paese solo importatore diventerebbe improvvisamente paese esportatore. Ma, a quel punto, più che la realizzazione del Nabucco, la Commissione Europea dovrebbe mettere in agenda un' altra priorità: quella di dare regole comuni a tutti gli Stati per la gestione delle reti del gas. E, magari, per arrivare a una rete comune a tutti gli stati membri, con una proprietà "pubblica" separata dagli operatori.

LUCA PAGNI

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