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martedì 6 ottobre 2015

MAIL ex deputato Michele Boato


Cari Ministri,
mi rivolgo a voi come cittadino, ex deputato e assessore regionale del
Veneto.

Avrete già letto quanto vi riporto qui sotto, ma (si spera) *repetita
iuvant...*

Le zone dell’Appennino centrale, di elevato valore ambientale e
paesaggistico e a forte rischio sismico, sono poste in pericolo dalla
realizzazione in progetto del gasdotto “Rete Adriatica” da parte del
Gruppo
Snam.

Nonostante la presenza del gas naturale sia già diffusa, per mere ragioni
speculative (aumento della portata per la vendita nel resto d’Europa), si
vuole a tutti i costi raddoppiare la rete di trasporto del gas da Brindisi
(Puglia) a Minerbio (Emilia-Romagna).

Il tratto appenninico dell’Italia centrale è quello dal peggiore impatto
ambientale e sui contesti socio-economici locali, la sua realizzazione
farebbe perdere l’attrattiva turistica a zone ricche di natura, arte e
cultura senza dare alcuna reale utilità alle popolazioni interessate.
Infatti, i consumi di gas naturale in Italia sono diminuiti negli ultimi
anni.

Infine, si tratta delle zone fra quelle di maggiore rischio sismico del
territorio nazionale e del Continente europeo. Nel tratto relativo
all’Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, su 28 località attraversate dal
progetto di metanodotto, 14 sono classificate in zona sismica 1 e 14 in
zona sismica 2. Anche la centrale di compressione, localizzata a Sulmona,
ricade in zona sismica di primo grado.

Aveva ben compreso l’VIII Commissione permanente “Ambiente” della
Camera
dei Deputati che, con la risoluzione n. 7/00158 del 26 ottobre 2011, aveva
impegnato il Governo alla radicale modifica del tracciato del gasdotto. Il
Governo finora ha disatteso le indicazioni.

Proteste popolari, contestazioni da parte di tanti Enti locali, azioni
legali di associazioni e comitati non smuovono finora gli intendimenti
speculativi della compagine energetica, che, è bene ricordare, è di
proprietà pubblica.

Mi appello a Voi, perché gli interessi alla tutela dell’ambiente, alla
difesa delle economie locali, al patrimonio culturale siano tutelati

e *sia cancellata la previsione di questa opera  **devastante,
costosissima** e
priva di senso* .

*on. Michele Boato*

*Venezia 4 ottobre 2015*

domenica 4 ottobre 2015

LO “SBLOCCA ITALIA”

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COMUNICATO STAMPA 

UNA FORTE AZIONE CONTRO LO “SBLOCCA ITALIA” 

In occasione delle recenti audizioni presso la Regione Marche sul nuovo Piano Energetico Regionale, le Associazioni Ambientaliste  Marchigiane hanno colto l’occasione per ribadire “la assoluta contrarietà alle trivellazioni, previste dallo “Sblocca Italia”, sia in terra che nel mare Adriatico, così come a qualsiasi inceneritore di rifiuti previsto sul territorio marchigiano e al gasdotto Brindisi Minerbio che tocca pure alcuni comuni delle nostre Marche”.  
A tal fine le Associazioni hanno chiesto che il ricorso davanti alla Corte Costituzionale, deciso dal Consiglio Regionale delle Marche in data 14 Ottobre 2014 e dalla Giunta Regionale del 12 gennaio  2015, contro gli artt. 37 e 38 del DL 133/2014 del decreto Sblocca Italia, insieme ad altre regioni italiane (Veneto, Abruzzo, Campania, Lombardia e Puglia) sia portato avanti al fine di evitare l’attuale esproprio dei diritti degli enti locali e quindi dei cittadini a decidere dell’assetto del proprio territorio.  
Infatti in questo modo si ledono le competenze legislative regionali previste dall’articolo 117 della Costituzione in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, oltre che quelle di governo del territorio, nonché le competenze amministrative delle Regioni in base al principio di sussidiarietà stabilito nell’articolo 118 della Costituzione.  
Tale pericolo fu denunciato già il 24 settembre 2014 quando a Roma, in una conferenza stampa che vide insieme le principali associazioni ambientaliste nazionali, (CTS – ENPA – FAI – Greenpeace – Legambiente – LIPU – Mountain Wilderness – Pro Natura – Salviamo il Paesaggio – Touring Club Italiano – WWF) ancor prima della approvazione dello “Sblocca Italia” il testo del decreto fu ritenuto inaccettabile nei suoi contenuti per gli effetti devastanti che si prospettano per il territorio, per l’economia stessa del Paese e per i suoi profili di illegittimità costituzionale. Una formulazione che continua a vedere nella cementificazione, nello sviluppo infrastrutturale e nello sfruttamento delle risorse ambientali il solo motore di sviluppo della nazione”. 
Le associazioni ambientaliste marchigiane auspicano pertanto che la contestazione allo “Sblocca Italia” superi ogni confine di natura partitica ed unisca tutti i cittadini  seriamente preoccupati del nostro ambiente, senza scopi di parte 
Un esempio è la mozione unitaria approvata alla unanimità dal Consiglio Comunale di Ancona. 

Comitato NoTubo Abruzzo Marche Umbria, FAI Marche, Forum Paesaggio Marche, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra Marche, Legambiente Marche, Lupus in Fabula, Pro Natura Marche, Terra Mater, WWF Marche 

Ancona,  1 ottobre 2015