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lunedì 21 novembre 2016

Nulla ferma questa follia?

Insiste la SNAM ed insiste il Ministero dello Sviluppo Economico, come se fossero un solo ente,
il supergasdotto appenninico s’ha da fare. Poco importa dei sismi, perché i gasdotti della SNAM resistono a qualsiasi cosa, terremoti, eruzioni, vulcaniche, caduta asteroidi e comete e ovviamente, anche alle faglie con sconnessione del piano di campagna. Insomma, si può dormire tranquilli, siamo in buone mani, la Snam assicura, il Ministero conferma.
Però, quando si pensa alle rassicurazioni dall’alto, in Italia viene sempre d’istinto di portarsi le mani dietro ai glutei, come a proteggersi. Sarà perché quando c’è qualche sisma c’è sempre gente che ride e si strofina le mani. E’successo per l’Aquila e, anche se stavolta non li abbiamo sentiti, possiamo scommettere che è successo anche per Amatrice e per Norcia. Nel paese che ha visto la trasformazione del beneaugurante “stai sereno” in una minaccia alla persona, le rassicurazioni di enti ed entità generano per lo più l’impulso a saltare dietro al primo riparo.
La vertenza “Gasdotto Brindisi Minerbio” va avanti dal marzo 2004. “L’opera” doveva essere conclusa nel 2008 mentre, grazie alle opposizioni di comitati, cittadini, associazioni, solo un segmento è stato ultimato (uno su cinque). Ed è un segmento che avrebbero fatto comunque, utilizzando lo spazio già utilizzato da un altro gasdotto.
Per brevità, espongo solo gli incidenti a gasdotti (e solo in Italia) accaduti dopo il 2010:
- 11 febbraio 2010 Tarsia – Cosenza, Calabria - esplosione di un gasdotto in seguito a modesto smottamento
- 18 gennaio 2012 Tresana La Spezia esplosione di gasdotto in seguito ad urto di mezzo meccanico tre case distrutte - 10 feriti, tra cui 3 gravissimi.
- Il 20 luglio 2013 per un movimento franoso esplode un metanodotto a Sciara (Palermo), in Sicilia. - Il 10 dicembre 2014 un incendio si sviluppa nella centrale Snam di gas metano in via Sant’Alberto, vicino Ravenna, per un problema all’impianto di riscaldamento del metano, già era accaduto.
- 6 marzo 2015 esplosione di gasdotto Pineto, Teramo, per modesto smottamento e successivo crollo di un cavo Enel sul tracciato del metanodotto - 8 feriti
- Sabato 9 maggio 2015, esplode metanodotto da 650 mm e 56 bar di pressione a Roncade in provincia di Treviso,(la metà di quello da realizzare su area a massimo rischio sismico - progetto Snam Rete adriatica). La conduttura ha ceduto sotto i canali irrigui che servono dei terreni e la fuoriuscita di metano ha ridotto in cenere centinaia di filari di vite dell’area dove sono attive numerose aziende agricole e vitivinicole.
- 19 marzo 2015 Sestino Arezzo – esplode gasdotto per modesto smottamento del terreno. La Valmarecchia è geograficamente in Romagna. Il cielo è rischiarato a giorno (per ore) fino all’Umbria.

Esplosioni avvenute per motivi banali, piccoli movimenti di terra, presenza di canali irrigui, ecc.). Ciononostante la Snam (e il Ministero) continuano ad affermare che i loro gasdotti resistono anche in caso di apertura di faglie a vista, con sconnessione del piano di campagna. Eppure in letteratura è ampiamente indicato che, in tali situazione, “nessuna opera umana o struttura naturale è in grado di resistere”.
Il tracciato prevede il passaggio nei comuni di: Aquila, Onna, Sulmona, Norcia, Visso, Preci, e poi più a nord Gubbio, Apecchio, Mercatello sul Metauro, Borgo Pace, Sestino. Ogni toponimo un epicentro. Bisogna impegnarsi per conseguire un risultato di tale precisione.
Certo, è una bella seccatura quella delle popolazioni resistenti: resistono, fanno perdere tempo e non si riesce a combinare nulla e gli affari ne risentono. Però, se si riuscisse a spostare altrove i terremotati (tanto che ci stanno a fare in mezzo alle macerie ?) vi sarebbero vasti territori desertificati dove poter operare senza seccature. E in più, se il 4 dicembre vincesse il sì, le regioni non conterebbero più nulla rispetto alle questioni energetiche: deciderebbe tutto il governo, in fretta. E i “protestanti” non troverebbero più referenti cui rivolgersi; dovrebbero rassegnarsi.
Un altro aspetto disgustoso (sebbene sottaciuto) di questa “opera” è l’immane impatto ambientale che genererebbe: lo sterro previsto è largo 40 metri, sui crinali, sulle cime, sulle serre, per 700 km. Senza contare le incalcolabili piste accessorie, da costruire in mezzo ai boschi allo scopo di far transitare i mezzi speciali di cantiere. Ma di quest’ultimo aspetto non importa nulla a nessuno…

venerdì 18 novembre 2016

LA STAMPA NAZIONALE SI INTERESSA ALLA QUESTIONE SNAM: E LA CLASSE POLITICA?


LA STAMPA NAZIONALE SI INTERESSA ALLA QUESTIONE SNAM: E LA CLASSE
POLITICA?
 
La "questione Snam" approda ancora una volta sulla stampa a livello nazionale: dopo l’art. di Gian
Antonio Stella sul magazine “Sette” del Corriere della Sera del 2 settembre scorso, oggi è presente
su un ampio articolo pubblicato da "Il Fatto Quotidiano". Il giornale richiama l'articolo in prima pagina con un titolo abbastanza eloquente: "Snam, ecco il mega-gasdotto sulla faglia sismica di Amatrice & C" e pubblica una cartina in cui si evidenzia che il grande tubo della Snam verrebbe posizionato proprio lungo le aree con maggiore criticità: "sovrapponete le mappe, quelle del massimo rischio sismico dell'Italia centrale e quella del futuro gasdotto Rete Adriatica, coincidono perfettamente"… Sulla cartina sono riportati i nomi delle località devastate dai violenti terremoti susseguitisi dal 2009 fino ad oggi: Onna, L'Aquila, Amatrice, Norcia, Visso. Nell'articolo si richiama anche la risoluzione votata alla unanimità nel 2011, con cui si impegna il Governo a "disporre la modifica del tracciato" escludendo comunque la fascia appenninica propria a causa dell' "elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico". Una risoluzione purtroppo profetica, alla luce di tutto ciò che è successo nell'Appennino centrale dal 24 agosto scorso ad oggi, ma completamente ignorata dai Governi che nel frattempo si sono succeduti Mentre il problema del metanodotto e della centrale Snam a Sulmona viene portato all'attenzione dei cittadini italiani, non possiamo non chiederci: dove sono coloro che ci rappresentano nelle istituzioni nazionali, regionali e locali? Non hanno nulla da dire? Intendono continuare a mantenere la consegna del silenzio?



p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com
p. Comitato No Tubo
Matteo Ottaviani
ulteriori informazioni su: http://notubo.blogspot.it
p. Mountain Wilderness Umbria Marche
Referente Umbria Cristina Garofalo
Referente Marche Cucchiarini Aldo
ulteriori informazioni su: https://www.facebook.com/mountainwilderness.umbria/?fref=ts

 Gli articoli sotto:



venerdì 4 novembre 2016

TERREMOTO . Comunicato stampa COMITATO NO TUBO




Apecchio 04/11/2016 

Di fronte alle nuove scosse sismiche tra Marche e Umbria non è più possibile tacere. E’ necessario parlare, per tornare a sottolineare la pericolosità delle scelte del Governo e delle Regioni in relazione alla costruzione del supergasdotto appenninico (rete adriatica o Gasdotto Brindisi Minerbio). Un enorme tubo, lungo 700 km, con un diametro di mt 1,20 e una pressione di 75 atmosfere che dovrebbe passare accanto all’abitato di Sulmona, L’Aquila, Barete, poi su per Cittareale, Cascia, Norcia, Visso, Sellano, Preci, Serravalle in Chienti, Foligno, Colfiorito, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, quindi a Pietralunga, Apecchio, Mercatello, Borgo Pace e Sestino, per passare a Pennabilli e da lì a Cesena, poi su, in Emilia. Non può sfuggire che l’elenco dei nomi  dei luoghi e delle aree coincide in modo preciso (ed impressionante) con un numero altrettanto preciso di  epicentri di terremoti, più o meno violenti, tutti recentissimi.  In questi giorni vediamo ovunque fagliature e spaccature a vista, con apertura del terreno in superficie, sconnessione del piano di campagna (una strada può venirsi a trovare divisa in due, con una parte a decine di cm. più in alto o più in basso dell’altra). Nessuna opera costruita dall’uomo, di nessun genere, può resistere a tali fenomeni; è noto ed ampiamente riportato in letteratura. Il 19 Novembre 2015 nel comune di Sestino, ( https://www.youtube.com/watch?v=0DvYb6rPP8w ), in una zona per fortuna deserta, è bastato  un modesto movimento del terreno per far esplodere un gasdotto (non paragonabile per dimensioni a quello che si vorrebbe realizzare).  La Snam e i Governi si sono incaponiti a voler far passare il super gasdotto proprio nell’area più pericolosa. Cosa intendono fare ora i “governatori” di Umbria,  Marche e Abruzzo?  Loro che ci governano, che decidono  per noi, che in questi giorni  ricevono le attestazioni di solidarietà per noi sono gli stessi che non hanno minimamente contrastato il progetto del gasdotto, aprendo di fatto le porte alla costruzione di un “campo minato” sulle nostre esistenze.  Un errore, anche grave, può essere spiegato con un insediamento recente, con l’ ignoranza della realtà del territorio, delle sue caratteristiche geo-morfologiche, insomma con una sottovalutazione del problema.  Ora invece vorrebbe dire perseverare nell’errore e sarebbe diabolico dimostrando così l’asservimento completo dell’establishment politico ai voleri del governo centrale (che ha appena fatto un decreto per avocare a sé tutte le scelte in materia energetica, hai visto mai che il referendum dovesse andar male…).  Non sarebbe quindi opportuna una forte correzione di rotta? Ricostruire le città distrutte inserendo ai loro i piedi questo fortissimo “rischio calcolato” sarebbe una vera follia visto quanto mostrato in questi giorni. I governatori dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo, chiedano al Presidente del Consiglio Renzi di fermare ogni procedura autorizzativa rispetto al gasdotto e alla centrale di compressione di Sulmona dando attuazione alla risoluzione della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati del 26 ottobre 2011, con l'attivazione di un tavolo tecnico-istituzionale. Questo  al fine di individuare una soluzione alternativa, al di fuori della dorsale appenninica, la cui elevata sismicità - sottolineavano i parlamentari cinque anni fa - mette a rischio la tenuta del metanodotto e l'incolumità delle persone". Distinti Saluti 
p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus 
                                                                   Stefano Deliperi 
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p. Comitato No Tubo 
Matteo Ottaviani 
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p. Mountain Wilderness Umbria Marche 
Referente Umbria Cristina Garofalo Referente Marche Cucchiarini Aldo 
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giovedì 27 ottobre 2016

Due buoni motivi per votare no al referendum.







                                                                                              CONSIGLIO REGIONALE MARCHE
C.S.CRM 24.8.2016

RIFORMA COSTITUZIONALE: CENTRALIZZAZIONE PER CULTURA, AMBIENTE, URBANISTICA, ENERGIA, INFRASTRUTTURE.

Per un voto cosciente e responsabile nel referendum del 4 dicembre p.v. sulla riforma della Costituzione, ci sembra utile riportare l’attenzione dei cittadini sul testo delle modifiche  apportate all’art. 117 della Costituzione (di cui all’art. 31 votato dal Parlamento) per quel che riguarda l’ambiente e la cultura; l’art. 117 è quello che indica le competenze rispettive dello Stato e delle Regioni. Nel nuovo testo che va a referendum, lo Stato centrale si riappropria, in via esclusiva, delle competenze su:
punto s) tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; ambiente ed ecosistema; disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo (es. criteri legislativi, beni comuni, privatizzazioni beni culturali ed ambientali, acqua, aria, suolo etc.))
punto u) disposizioni generali e comuni sul governo del territorio (es. criteri legislativi dei piani regolatori, consumo del suolo, piani casa, tutela idrogeologica etc)
punto v) produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell'energia (es. elettrodotti, centrali elettriche, parchi eolici, rigassificatori, depositi di gas, condotte di gas etc),
punto z) infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale (inceneritori, strade ed autostrade, linee ferroviarie, porti).
Su queste problematiche sarà lo Stato a decidere, ignorando i pareri degli enti locali (regioni, comuni, aree metropolitane che sostituiscono le provincie). Non vi sarà più sede di confronto istituzionale politico-amministrativo dove verificare la sostenibilità dei progetti e dove le rappresentanze dei cittadini, organizzati in associazioni e comitati di cittadini, potranno far sentire la propria voce. “Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva” (art.31), quindi lo Stato potrà richiamare a sé ogni decisione, anche in altri campi, dichiarando di interesse strategico e nazionale ogni scelta su cui abbia un interesse politico/economico/finanziario, come già fatto con gli inceneritori. Queste modifiche vanno a confermare la spogliazione delle competenze, nei confronti degli enti locali, iniziata con lo “Sblocca Italia” a cui Italia Nostra si oppose condannando ”l’esclusione totale alla partecipazione democratica nel processo decisionale in tema di infrastrutture, grandi opere, concessioni edilizie, sfruttamento delle risorse naturali ed energetiche dell’Italia”. A completamento ritroviamo, con l’art.71, la triplicazione a 150.000 delle firme necessarie per presentare proposte di legge di iniziativa popolare al Parlamento senza garanzie precise sui tempi di approvazione, rimandata ed un successivo regolamento.
            Nel rispetto delle convinzioni politiche di ciascuno e a prescindere dalla valutazione sulle modifiche di altre parti della Costituzione (senza prendere posizione come associazione per il “NO” o per il “SI”), riteniamo che quanto esposto richieda una attenta valutazione da parte di quei cittadini che credono nella partecipazione democratica alle scelte che riguardano il proprio territorio e la propria qualità della vita e che non accettano supinamente l’imposizione di scelte da parte dallo Stato centrale.
Ancona, 24 ottobre 2016                                                   IL CONSIGLIO REGIONALE

giovedì 8 settembre 2016

Comunicato stampa agosto


Gruppo d’Intervento Giuridico onlus -
Comunicato stampa
UN NUOVO DEVASTANTE TERREMOTO SULL’APPENNINO CENTRALE LUNGO IL QUALE SI INSISTE NEL VOLER REALIZZARE IL MEGAGASDOTTO “RETE ADRIATICA”: SNAM E GOVERNO METTANO DA PARTE UN PROGETTO CHE ESPONE LE POPOLAZIONI LOCALI AD ULTERIORI GRAVISSIMI RISCHI.
Insieme all’intero Paese anche noi siamo vicini alle popolazioni così duramente colpìte dall’immane tragedia del terremoto che, con il suo tremendo bilancio di morti, feriti e distruzione, ha sconvolto l’Appennino centrale; ben consapevoli che, per queste persone e questi territori, tornare a quella che chiamiamo “normalità” sarà un percorso duro, difficile e lungo.
Ancora una volta, come accade da circa un ventennio, è dunque l’Appennino centrale ad essere interessato da sismi devastanti: 19 anni fa quello dell’Umbria e delle Marche, 7 anni fa quello dell’Aquila, 4 anni fa quello dell’Emilia e adesso il terremoto del Reatino, Marche, Umbria e Abruzzo. Nel 2013 e nel 2014 anche Città di Castello e Gubbio (Umbria) sono state interessate da forti sciami sismici.
Questa successione di catastrofici eventi naturali evidenzia come la dorsale appenninica sia, sotto il profilo sismico, la parte più vulnerabile dell’intera penisola. Ciò dovrebbe indurre i poteri pubblici ad agire nel pieno rispetto del principio di precauzione mettendo al primo posto la salvaguardia dell’incolumità dei cittadini: Obiettivo, questo, da perseguire ponendo mano ad una grande opera di messa in sicurezza del territorio, attraverso la prevenzione sismica, ma anche evitando mega infrastrutture che ne aumentino i rischi. Invece si procede in tutt’altra direzione. E’ inaccettabile che la Snam, con il sostegno del Governo, continui a voler imporre il grande gasdotto “Rete Adriatica” il cui tracciato si snoda proprio lungo le depressioni tettoniche dell’Appennino centrale, lungo le aree di maggiore criticità sismica. Anche il sito scelto per l’ubicazione della centrale di compressione, localizzata a Sulmona, ricade in zona sismica di primo grado a 2 Km. in linea d’aria dalle faglie sismogenetiche del Monte Morrone silenti da oltre 1900 anni! Va ricordato che parliamo di una grande opera di interesse privato, ma con finanziamento pubblico e senza finalità di bene comune. Il suo scopo, infatti, è la rivendita del gas agli altri Paesi europei.
Sulla spinta di iniziative di sensibilizzazione ed azioni legali da parte di associazioni e comitati ecologisti – in particolare Gruppo d’Intervento Giuridico onlus Sardegna, Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona, Comitato Interregionale “No Tubo” – gli Enti Istituzionali ai vari livelli, hanno espresso la loro contrarietà al progetto della Snam. Di particolare importanza la risoluzione n.7/00518, votata all’unanimità il 26 ottobre 2011 dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, con cui si impegna il Governo ad individuare una alternativa di tracciato, proprio a causa dell’elevata sismicità, al di fuori della dorsale appenninica. Ma finora i Governi che si sono succeduti, hanno ignorato tutto ciò.
La Snam metta da parte un progetto di per sé pericoloso e che espone le popolazioni locali ad ulteriori gravissimi rischi. Il Governo Renzi dia finalmente attuazione a quanto deciso dal Parlamento e rispetti la volontà delle Istituzioni che rappresentano i cittadini.
Sulmona, 26 agosto 2016
Comitati Cittadini per l’ambiente – Sulmona
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Cagliari
Comitato Interregionale “No Tubo” – Umbria e Marche
Info: Giovanna 3284776001 - Mario 3339698792
Email: sulmonambiente@gmail.com ; grigsardegna5@gmail.comcomitatonotubo@gmail.com

https://www.facebook.com/pages/Comitato-Ambiente-Sulmona/163437587047697

mercoledì 24 agosto 2016

Terremoto Amatrice - Che il tragico sisma sia di monito per un ripensamento



Un nuovo e devastante terremoto sull’Appennino centrale, nelle aree interessate dal progetto di gasdotto Rete Adriatica, un ulteriore gravissimo rischio.




Nella notte fra il 23 e il 24 agosto 2016 la Terra ha tremato nuovamente, per l’ennesima volta, sull’Appennino centrale, fra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche.

Un nuovo devastante terremoto, con il suo calvario di morti, feriti, paesi distrutti, strade e altre opere pubbliche lesionate,

Siamo vicini alle popolazioni così duramente colpite e sentiamo il forte obbligo morale di ricordare che le conseguenze, se possibile, potrebbero essere peggiori.

Infatti, si tratta di aree interessate dal progetto denominato gasdotto “Rete Adriatica”, noto anche  come “gasdotto appenninico”, opera che, nella sua attuale configurazione, riuscirebbe a unire lo scempio ambientale della dorsale dell’Appennino con l’aumento del pericolo per l’incolumità pubblica a causa del rischio sismico fra i più elevati in Italia per giunta con l’esborso di ingenti fondi pubblici.

Infatti, la “grande opera” d’interesse privato ma di finanziamento pubblico determinerebbe – per il suo folle tracciato – un vero e proprio disastro ambientale (interseca pesantemente ben 3 parchi nazionali, 1 parco naturale regionale, 21 fra siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale) ed economico-sociale (basti pensare ai danni alle zone turistiche umbre e marchigiane, nonché alle pregiate tartufaie appenniniche), senza contare il gravissimo pericolo determinato dall’interessare numerose aree in zona sismica “1”, nel tratti abruzzese, umbro e marchigiano, alcune fra le zone maggiormente a rischio sismico d’Italia.

Infatti, il progetto intercetta le zone altamente sismiche di Abruzzo, Umbria, Marche.

Si snoda lungo le depressioni tettoniche dell’Appennino Centrale storicamente interessato da un notevole tasso di sismicità, con eventi anche di magnitudo elevata, come il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e molte altre località dell’Abruzzo, e il terremoto del 26 settembre 1997 che ha colpito l’Umbria e le Marche. Aree interessate da forti sciami sismici, come quello di fine marzo 2014 in Umbria (Gubbio – Città di Castello), e dell’aprile 2013, sempre a Città di Castello

Nel tratto relativo all’Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, su 28 località attraversate dal progetto di metanodotto, 14 sono classificate in zona sismica 1 e 14 in zona sismica 2. Anche il sito proposto per la centrale di compressione, localizzata a Sulmona, ricade in zona sismica di primo grado. E’ agevolmente documentabile quanto sopra con l’impressionante mòle di dati presente sul sito web istituzionale (http://www.ingv.it/) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.), la massima Istituzione scientifica nazionale in materia.

Esclusivamente forti interessi economici, non il benessere delle popolazioni interessate, muovono il Gruppo Snam: l’intenzione è chiara, costituire in Italia una “piattaforma” per vendere gas nel resto d’Europa.

Sulla spinta delle determinatissime azioni legali e iniziative di sensibilizzazione di associazioni e comitati ecologisti – in particolare Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, i Comitati cittadini per l’ambiente – Sulmona, il Comitato interregionale “No Tubo” –  nonché da parte di Enti locali, l’VIII Commissione permanente “Ambiente” della Camera dei Deputati aveva approvato il 26 ottobre 2011 all’unanimità la risoluzione n. 7/00518 presentata il 15 marzo 2011 (prima firmataria on. Raffaella Mariani, P.D.) che ha impegnato il Governo alla modifica del tracciato del gasdotto appenninico “Rete Adriatica”. Finora il Governo ha solo tergiversato.

Tuttora i provvedimenti di approvazione ambientale del progetto di gasdotto sono oggetto di contenzioso in sede nazionale ed europea.

E’ troppo chiedere uno straccio di buon senso in questo benedetto Bel Paese?

p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Stefano Deliperi

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Gruppo d'Intervento Giuridico onlus 

sabato 9 gennaio 2016

Il Comitato.

Il comitato con le feste è cresciuto, grazie agli studenti  del comitato Studenti #notubo che si sono dimostrati combattivi e pronti alla resistenza contro l'ecomostro e a cui va il nostro ringraziamento.

Aggiungo questo video "befansco" delle magnifiche donne di Sulmona, combattive come poche.

https://www.youtube.com/watch?v=9GmyMpCOlyk


In questi mesi abbiamo visto, metanodotti saltare in aria, tagli alla già fragilissima economia dei parchi ed un totale menefreghismo da parte delle istituzioni e questo senza scomodare i disastri ecologici del Brasile e delle recenti sperimentazioni nucleari del nord corea.
Lottare per l'ambiente oggi più che mai è un dovere se si esseri viventi.

https://www.youtube.com/watch?v=YIFDlYqtXDA