
L'AQUILA. Bandiere, striscioni, slogan, ma anche disegni dei bambini davanti all'Emiciclo per scongiurare il passaggio del metanodotto nelle aree terremotate. In occasione della doppia seduta del Consiglio regionale, i comitati cittadini per l'ambiente, provenienti da tutta la provincia hanno chiesto l'impegno per un dispositivo normativo che blocchi la realizzazione dell'impianto. Ma i tempi sono stretti e il progetto va avanti. IL PROGETTO. Il tracciato Sulmona-Foligno (167 km) che interessa le aree terremotate è parte integrante della rete di distribuzione che la Snam ha progettato a livello nazionale, sin dal 2004. Il tracciato è lungo l'arco dell'Appennino centrale. Una zona notoriamente interessata da fenomeni sismici.
Di qui la preoccupazione dei comitati delle aree attraversate. In particolare, nella Valle Peligna, dove è prevista anche la centrale di compressione, il metanodotto correrebbe a ridosso della faglia attiva del Morrone mentre, nell'Aquilano, insisterebbe proprio sulle località già colpite dal disastroso terremoto del 6 aprile 2009: tra queste l'Aquila, Pizzoli, Montereale, San Demetrio, Poggio Picenze, Barisciano, San Pio delle Camere, Navelli. I COMITATI. «Chiediamo una legge regionale», ha spiegato Giovanna Margadonna per conto dei comitati, «che vieti l'installazione di impianti del genere impattanti e assolutamente rischiosi nelle aree terremotate come la nostra, con zone di pericolosità sismica 1 e 2. Bisogna fare in fretta, perché ormai siamo alle battute finali del progetto. Di fatto c'è bisogno di provvedimenti legislativi analoghi a quelli predisposti per il Centro oli, per questo motivo abbiamo scelto di provuovere il sit-in, parallelamente alla discussione della legge sugli idrocarburi». Preoccupato anche il portavoce Mario Pizzola. «Ormai siamo agli sgoccioli», spiega, «e l'installazione di questa opera pericolossisima è prossima».
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