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giovedì 23 aprile 2009

Rischio sismico metanodotto Brindisi Minerbio

Le scriventi Associazioni segnalano alla popolazione, alle istituzioni, ai tecnici della protezione civile, alle forze politiche, la minacciosa prospettiva della realizzazione del metanodotto Snam Brindisi-Minerbio, che attraversa l’intera dorsale appenninica. Il tracciato, tanto ‘azzardato’ quanto ‘lineare’, percorre la nostra penisola da sud a nord attraverso non poche criticità: zone di grande pregio paesaggistico, aree SIC e ZPS, ma quel che preoccupa maggiormente, territori dalla geologia complessa e delicata.

Il sisma che ha colpito l’Abruzzo ci ha fatto analizzare ulteriori aspetti del rischio legato alla sua realizzazione. In particolare, nel tratto che attraversa Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche si evidenzia, confrontando l’elenco dei Comuni insistenti sul percorso del progetto elaborato dalla Snam con la “Classificazione sismica dei comuni italiani 2006” redatta dalla Protezione Civile, che su trenta località appenniniche interessate al passaggio del gasdotto, quindici corrispondono a zona sismica 1 e quindici a zona sismica 2: sono i gradi più alti di pericolosità e rischio sismico.

Se il metanodotto in Abruzzo fosse già stato in essere -dato che L'Aquila, Pizzoli, Barrete, Paganica… sono esattamente sul tracciato, e Sulmona è individuata come stazione di compressione del gas-, quali ulteriori conseguenze del sisma ci sarebbero state per le popolazioni? Queste città e paesi tante volte nominate in questi giorni dai media sono doppiamente ‘sfortunate’ essendo, oltre che su una faglia attiva, sul percorso del gasdotto.

E si replica in Umbria: Norcia, Foligno, Colfiorito, Sellano, rimandano ad analoghi catastrofici scenari di soli dodici anni fa, anche loro sono sul tracciato previsto dal progetto, che sembra inseguire il sistema di faglie dell’Appennino centrale. Il rischio di pericolosità per le popolazioni insediate appare troppo alto: la posta vale la candela?

Snam si trincera dietro alla cosiddetta 'casistica', affermando che l'attività sismica “non costituisce un problema apprezzabile” perché, ad esempio, durante i recenti terremoti in Friuli ed Irpinia le tubature hanno retto. Stupisce come alle giuste valutazioni e considerazioni fatte in questi giorni dai responsabili delle istituzioni e alle denunce su come fossero stati mal edificati i fabbricati, alla consapevolezza delle possibili infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, non faccia poi seguito un’attenta valutazione delle possibili conseguenze per progetti così vasti ed impattanti.

Allo scempio ambientale, già di per sé insostenibile, si aggiunge la pericolosità.

Le nostre Associazioni -portatrici di interessi diffusi- vogliono assoluta chiarezza e trasparenza in merito alle procedure, alle valutazioni e alle scelte fin qui operate e chiedono l'apertura di un tavolo di trattativa per riconsiderare il percorso, insieme ai progettisti, alle amministrazioni interessate, ai periti di parte ed alla Protezione Civile, individuando alternative al progetto originale ed aprendo una trattativa per la sua corretta e condivisa realizzazione, a salvaguardia della sicurezza dei cittadini e del patrimonio naturale.


Mountain Wilderness Italia – Comitato No Tubo – Comitato Norcia per l'Ambiente – Associazione Altura – LIPU Abruzzo – Verdi Ambiente e Società

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