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sabato 17 marzo 2012

Il Sole 24 ore: «Snam sarà hub del gas»

Snam delinea le strategie per il prossimo futuro. Due le sfide che il gruppo guidato da Carlo Malacarne dovrà gestire. La prima è di valenza strategica: Snam si candida infatti a diventare l'hub del gas per il Sud Europa nell'ambito della costruzione di una rete integrata a livello continentale. Strategia condivisa con l'attuale azionista di maggioranza che, da parte sua, come spiegato dall'ad Eni Paolo Scaroni, aveva immaginato per questa via di diluirsi progressivamente nel capitale della controllata, destinata a partecipare da protagonista al processo di consolidamento europeo. Ora, dopo il provvedimento governativo di fine gennaio, i tempi per il distacco dovranno invece essere accelerati. «Per quanto ci riguarda sono certo che i nostri progetti saranno sostenuti anche nel contesto di un nuovo azionariato perchè gli investimenti e la proiezione verso l'estero sono strategici anche per l'Italia – ha sottolineato l'ad –. Mi aspetto che qualsiasi scelta sarà fatta non si traduca in una perdita di valore per Snam e i suoi azionisti e che, in particolare, si tutelino le minoranze».
Il dado sulla strategia che fa perno sull'alleanza con la belga Fluxys è comunque tratto. Un partner, ha chiarito Malacarne, che non è stato scelto a caso: Fluxys è infatti già oggi l'hub del gas del Nord Europa. Gli accordi che hanno portato alla nascita della joint-venture italo-belga, ha spiegato l'ad di Snam, hanno al centro il programma di «valutare tutte le azioni per creare le regole di trasmissione dall'Italia al Regno Unito». Il primo passo della joint con Fluxys, che ha rilevato dall'Eni i gasdotti Transitgas (interconnessione Germania-Svizzera) e Tnp (dal Belgio alla Svizzera), è stato quello di acquistare, sempre dall'Eni, la quota in Interconnector, il gasdotto che collega l'Inghilterra al continente, consegnandole il controllo. Ora un consorzio partecipato da Fluxys è in lizza per rilevare la rete tedesca del gas controllata da Eon (il 49% fa già capo all'operatore belga). Snam non partecipa alla gara ma, è stato chiarito ieri, sono già stati presi accordi con il consorzio. L'asset tedesco, del resto, è funzionale al disegno di collegare la dorsale Nord-Sud Europa, in modo da rendere più fluido il mercato del gas con benefici che, per gli analisti, non potranno che non riflettersi in migliori condizioni di approvvigionamento per la stessa Italia.
La sfida è ambiziosa e il piatto è ricco. Per realizzare le interconnessioni tra i diversi Paesi europei, è stimata la necessità di investimenti per 90 miliardi nel decennio. E Snam ipotizza che si offriranno occasioni di M&A dell'ordine di 70 miliardi. Al momento la società ha quantificato in 6,7 miliardi il piano di investimenti per il quadriennio al 2015, finalizzati a «sviluppare il sistema di infrastrutture in Italia e a sostenere e incrementare le opportunità di crescita della società». Investimenti che saranno interamente autofinanziati, senza venir meno alla promessa di aumentare del 4% l'anno il dividendo. Ma Snam conta di poter disporre di flessibilità finanziaria per un ulteriore miliardo (che potrebbe essere speso sullo schacchiere europeo), ricorrendo eventualmente all'equity – che significa aumenti di capitale o simili – solo se si presentaranno opportunità che giustifichino lo sforzo.
Intanto però – è questa la seconda impegnativa sfida – Snam dovrà comunque ricorrere al mercato per rifinanziare gli 11,2 miliardi di prestiti forniti dall'Eni. Le clausole di questi finanziamenti prevedono il rimborso accelerato (nell'arco di 6-12 mesi) in caso di deconsolidamento di Snam dal gruppo. Quest'anno scadranno 1,5 miliardi di prestiti che verranno rimpiazzati da raccolta autonoma, ma Snam potrebbe decidere di spingersi oltre dal momento che probabilmente entro il 2013 dovrà rifinanziare tutto l'importo. L'ipotesi è che i due terzi vengano raccolti sul mercato obbligazionario, un terzo dalle banche. Entro l'estate la società conta di avere rating e documentazione in regola per poter procedere. Ragionevolmente il rating potrà essere compreso tra la BBB+ dell'Italia e l'A- di Terna, mentre il costo del debito (3,1% nella media del 2011, compresa la parte a breve) non dovrebbe variare di molto. Entro fine mese è probabile che saranno conferiti i mandati alle banche per accompagnare Snam sul mercato e costruire una curva di emissioni-benchmark dai 5 ai 10 anni.
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- Il controllo di Snam Rete Gas oggi fa capo all'Eni. A sua volta l'Eni ha come azionista di riferimento la Cassa depositi e prestiti, che deteine una quota del 26,37%, mentre il Tesoro (titolare del 70% della Cdp) detiene un ulteriore pacchetto del 3,93 per cento. Se Snam fosse staccata dal gruppo petrolifero attraverso la distribuzione delle azioni in mano all'Eni ai soci di quest'ultimo, la Cdp si ritroverebbe a essere contemporaneamente azionista di riferimento di Eni e Snam con un'analoga quota. Situazione simile a quella verificatasi nel caso Enel-Terna che aveva suscitato l'intervento dell'Antitrust: alla Cassa era stato concesso un anno di tempo per decidere quale delle due società presidiare.

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