In questi giorni, pur non avendo ancora acquisito i permessi necessari, pur essendo in corso la procedura (osteggiata dai comitati) sulla quale pendono due ricorsi al TAR, pare che studi tecnici incaricati dal proponente (Snam Retegas) stiano incontrando i proprietari delle aree interessate dalla proposta di passaggio della super pipeline (megagasdotto) per sottoporre loro le proposte di servitù.
Ha davvero una fede incrollabile sulle proprie possibilità, chi conclude affari prima ancora di avere avuto i necessari permessi a procedere. Normalmente avviene il contrario, ma forse in altri paesi (in Italia oramai se ne vedono di tutti i colori).
Va detto che il proponente offre cifre risibili, soprattutto se paragonate all’imponente svalutazione che i terreni subirebbero. Alcuni immobili verrebbero lambiti "dall’opera" e la perdita di valore sarebbe cospicua. La legge ora impone dei compensi calcolati sul valore di mercato e farsi mettere un simile marchingegno nel proprio terreno per pochi euro non è sicuramente un grande affare.
Resta ovviamente lo scempio che la cosiddetta opera apporterebbe al territorio, svilendone il valore globale e affossando lo sviluppo turistico. E tutto per far transitare enormi quantità di gas in Italia, gas di cui attualmente disponiamo in sovrabbondanza e che ci arriva da tutte le parti. Ma questo rientra nei piani di chi vuol trasformare l’Italia in una “hub”, una sorta di molo merci per far passare di tutto, diretto altrove.
Si tratta di azioni di imposizione, che prescindono dalle politiche di sviluppo che il territorio si è dato e che pretendono di attraversare il territorio stesso in nome di vantaggi che sono solo del proponente, e non certo della comunità.
Bene ha fatto il sindaco di Gubbio a dichiarare apertamente la propria contrarietà alla proposta e a sollecitare i cittadini a non accettare condizioni di sorta.
Anche
Il Comitato No Tubo e le istituzioni ribadiscono le proprie ferme posizioni.
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