«Il Forum Permanente sull’Ambiente, nato per iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Gubbio come strumento attraverso il quale la cittadinanza tutta possa diventare componente essenziale di un nuovo modo di intendere e far politica rispetto alle più complesse e delicate questioni ambientali, ha fin dall’inizio cercato e cerca tuttora di concretizzare al meglio il principio sancito nel nuovo art. 118 della Costituzione, quello della collaborazione con le istituzioni politiche per realizzare un nuovo modello di amministrazione condivisa. Il 21 marzo scorso il consiglio di Segreteria del Forum, composto di 9 membri, ha conseguito il primo importante risultato riunendo in un incontro/dibattito pubblico esperti, politici, associazioni, comitati e cittadini, che hanno affrontato ed approfondito la natura e le conseguenze del progetto Snam Rete Gas relativo alla costruzione del gasdotto Brindisi-Minerbio. Dai vari contributi è emersa unanime contrarietà alla realizzazione dell’opera, per una serie di inattaccabili ragioni che si possono riassumere nel modo seguente:1) la dorsale appenninica rappresenta la prima, la più vasta e l’unica greenway faunistica nazionale. Foreste, praterie, corpi idrici, formazioni rocciose, paesaggi colturali storici, costituiscono una vasta riserva di biodiversità capace di sostenere uno dei più importanti patrimoni faunistici d’Europa. Vi circolano milioni di individui e di genotipi diversi di tutte le specie. Non solo, l’Appennino rappresenta anche un’immensa source che rifornisce di individui e genotipi le centinaia di frammenti di habitat posti in sua prossimità, la cui ricchezza faunistica dipende dalla funzione di sorgente delle popolazioni appenniniche. La realizzazione di una grande infrastruttura come il metanodotto Brindisi-Minerbio comporterebbe una discontinuità ecologica trasversale e, molto verosimilmente, l’interruzione della funzione di grande strada verde faunistica longitudinale dell’Appennino e l’interruzione della sua funzione di serbatoio faunistico per i satelliti di habitat da esso dipendenti (prof. Bernardino Ragni, Dipartimento di Biologia Cellulare e Ambientale, Università degli Studi di Perugia); 2) la comunità faunistica di un’area ad alto livello di naturalità, come l’Appennino umbro-marchigiano, è composta anche da specie molto adattabili. La sottrazione e l’alterazione di habitat di alta qualità sfavorisce selettivamente i sensibili e i vulnerabili, fornendo la possibilità a specie predatrici e a randagi e inselvatichiti di accrescere le loro popolazioni e la loro azione avversa nei confronti delle precedenti. Aggiungendo così danno al danno (prof. Bernardino Ragni); 3) nella zona appenninica citata il metanodotto, qualora fosse portato a termine, verrebbe ad insistere pesantemente su un ambiente contraddistinto dalla presenza di frane attive non censite, di terreni fragili, aree rocciose, pendenze pericolose, corsi d’acqua, flora e fauna selvatiche, nonché di pregevoli siti collegati alla rete europea “Natura 2000” (siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale), la cui tutela rappresenta, per le istituzioni e per la collettività un preciso dovere, disciplinato dalle leggi europee e nazionali, e non già un facoltativo indirizzo di gestione del territorio (on. Massimo Vannucci); 4) non risultano analisi costi/benefici ed il loro effetto sulle bollette dei cittadini; non risultano verificate ipotesi alternative di percorso, quali quelle via mare o lungo le grandi arterie stradali; non risulta accuratamente valutato il rischio di incorrere in infrazioni UE per il passaggio del metanodotto in aree SIC/ZPS (siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale) e per la interruzione dei corridoi ecologici (on. Massimo Vannucci); 5) l’opera porterà ad una sottrazione di habitat naturale valutabile, con approssimazione di ampio difetto, in non meno di 750 ettari. Una sottrazione in molti casi permanente, sia in riferimento alla totale trasformazione e alterazione nella fase di cantiere sia per l’impossibilità di effettuare un ripristino ecosistemico delle condizioni precedenti, a causa della complessità, fragilità ed inerzia del paesaggio dell’area attraversata. Nel migliore dei casi nel corso di lunghi decenni, se non di secoli, si potrà riottenere la rinaturazione del sito (Servizio programmazione forestale faunistico-venatorio ed economia montana Regione Umbria ); 6) la sua asserita valenza di interesse pubblico è contraddetta dal fatto che un’azienda privata, la British Gas, si occuperà della distribuzione del metano, senza alcuna ricaduta, né contropartita per i territori coinvolti (Ivano Togni, presidente WWF di Cesena); 7) la Direttiva europea “Habitat 2000” impone dettagliati studi (VIA) sugli impatti ambientali – incidenze delle opere che si vogliono realizzare in Siti SIC e in Zone ZPF; essi servono a stabilire se vi sono i presupposti per la realizzazione dei progetti o se è necessario individuare soluzioni alternative. I vari progetti vanno inquadrati in un contesto di sistema e non valutati solo in modo puntiforme e al di fuori delle loro interrelazioni. Nella VIA di Snam Rete Gas manca del tutto una visione sistemica (o anche semplicemente ampia) della problematica che viene affrontata (prof. Bernardino Ragni e prof. Gianni Tamino); 8) un’attenta ricognizione dei luoghi interessati dall’opera nel Comune di Gubbio da parte di tecnici qualificati, rilevato che il territorio in questione è ancora integro e privo di qualsiasi infrastruttura che deturpi ambiente e paesaggio, ha permesso di quantificare le percentuali di perdita di valore di fabbricati e terreni come di seguito indicato: a) fabbricati rurali tra mt. 20 fino a mt. 100 perdita di valore tra il 70% e l’80%; b) fabbricati rurali tra mt. 100 fino a mt. 500 perdita di valore tra il 20% e il 70%; c) aree di pertinenza sia seminative che boscate, danno quantificabile tra gli 80/100 euro/ml di gasdotto. Gli indennizzi promessi ai vari proprietari appaiono risibili; 9) la compromissione dell’ambiente e del paesaggio avrebbe conseguenze deleterie anche sul turismo, l’attività economica che invece va salvaguardata e potenziata tramite iniziative pubbliche e private di grande spessore culturale, storico, paesaggistico; 10) stando ai dati relativi ai consumi nazionali degli ultimi anni, in Italia non c’è alcun bisogno di avere più gas; dunque la nostra penisola deve diventare, nei progetti della Snam, un hub, un luogo di transito per la distribuzione del gas nel Nord Europa; ancora una volta siamo di fronte a scelte che, ponendo al primo posto gli interessi dei grandi potentati economici, non prevedono alcuna remora nel fare scempio dell’ambiente, nel rendere ancora più disumana la qualità della vita, nel moltiplicare i rischi per la salute psico-fisica della popolazione, che all’integrità dell’ambiente è fisiologicamente legata; 11) la politica italiana di approvvigionamento energetico, ancora quasi esclusivamente limitata allo sfruttamento del fossile, risponde ad una volontà vecchia e perdente di chiusura rispetto al finanziamento e alla ricerca nel campo delle fonti di energia rinnovabili. Oltre oceano una nuova politica ha negato anche un singolo dollaro al fossile, mentre ha stanziato miliardi per il solare, l’eolico, il fotovoltaico, perché i grandi principi di rispetto dell’ambiente di cui in Italia ci si riempie la bocca, senza nessuna loro traduzione significativa in pratica, sono ormai consapevolmente riconosciuti come l’unica efficace strategia di salvezza del pianeta. Ora la parola e l’azione spettano alla politica istituzionale: Regione, Parlamento e Governo sono chiamati ad analizzare con attenzione tracciato e impatti del progetto, come già l’europarlamentare Umberto Guidoni (il 13.03.09) alla Commissione Europea e l’on. Massimo Vannucci (il 27.11.08) al Ministero dell’Ambiente hanno chiesto formalmente di fare. E ciò anche in considerazione del fatto che le variazioni recentemente proposte da Snam al tracciato del gasdotto dietro richiesta e mobilitazione di Amministrazioni Comunali, comitati e cittadini dimostrano chiaramente che lo studio di incidenza svolto dalla società era assolutamente insufficiente a garantire che le norme comunitarie e nazionali di tutela ambientale fossero puntualmente rispettate. Tale superficialità legittima la richiesta di verificare nuovamente e particolareggiatamente TUTTO il percorso della gigantesca opera, per la quale la Commissione Tecnica di Valutazione VIA-VAS, prima di procedere all’autorizzazione della sua realizzazione, deve disporre di documentazione completa, elaborata in base alle condizioni reali dei territori interessati, per quanto riguarda la loro fragilità idrogeologica, la loro unicità di sorgenti di biodiversità floro-faunistica, la loro specificità di ambienti di altissimo valore socio-economico-turistico. Spetta altresì ai politici opporsi, in nome del loro primario dovere di perseguimento del bene sociale, alle iniziative di alcuni parlamentari che prospettano pesanti impedimenti legislativi alle azioni promosse da cittadini, comitati e associazioni per la difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione. La legge 349 del luglio 1986, istitutiva del Ministero dell’ambiente, fra l’altro, all’art. 18, stabiliva che le associazioni ambientaliste riconosciute potessero intervenire nelle denunce di gravi fatti lesivi dell’ambiente e ricorrere anche ai tribunali amministrativi regionali contro i responsabili; negli anni la legge è stata svuotata di molti contenuti, poi, l’8 aprile 2008 un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabiliva che potevano essere coperti dal segreto di stato gli impianti civili per produzione di energia ed altre infrastrutture “critiche” e che nei luoghi coperti dal segreto di stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie e dal Corpo dei Vigili del fuoco sarebbero state assegnate ad uffici autonomi, escludendo dunque le popolazioni interessate da qualsiasi informazione e forma di controllo; la legge 28 gennaio 2009 n. 2 all’art. 2 prevede che per le opere pubbliche ritenute prioritarie per lo sviluppo economico del territorio possono essere nominati commissari straordinari con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate; il 10 marzo 2009 un gruppo di 134 deputati ha depositato alla Camera un disegno di legge che toglie anche l’ultimo diritto di protesta, il ricorso ai TAR per far sospendere opere pubbliche e private ritenute dannose per l’ambiente e la salute: se la protesta è ritenuta non motivata l’associazione che l’ha avanzata è punita ai sensi del codice civile con le sanzioni previste per chi agisce con malafede o colpa grave; se è ritenuta motivata le opere vanno avanti lo stesso e l’associazione sarà indennizzata. “Le azioni di cui si vuol celare la “massima”, cioè il motivo che le promuove, sono sottratte al controllo della ragione o opinione pubblica, e perciò sono per definizione sospette: si ha il diritto di supporre che, se quella massima fosse conosciuta, forse l’azione non potrebbe decentemente essere compiuta. Il segreto protegge dagli scandali del potere. In democrazia oportet ut scandala eveniant, cioè che li si possa portare in pubblico affinché “facciano scandalo” e così impegnino la responsabilità dei governanti di fronte all’indignazione dei governati (Gustavo Zagrebelsky, Biennale Democrazia, 23 aprile 2009).»
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