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lunedì 8 novembre 2010
Metanodotto, no al progetto
L'AQUILA. Bandiere, striscioni, slogan, ma anche disegni dei bambini davanti all'Emiciclo per scongiurare il passaggio del metanodotto nelle aree terremotate. In occasione della doppia seduta del Consiglio regionale, i comitati cittadini per l'ambiente, provenienti da tutta la provincia hanno chiesto l'impegno per un dispositivo normativo che blocchi la realizzazione dell'impianto. Ma i tempi sono stretti e il progetto va avanti. IL PROGETTO. Il tracciato Sulmona-Foligno (167 km) che interessa le aree terremotate è parte integrante della rete di distribuzione che la Snam ha progettato a livello nazionale, sin dal 2004. Il tracciato è lungo l'arco dell'Appennino centrale. Una zona notoriamente interessata da fenomeni sismici.
Di qui la preoccupazione dei comitati delle aree attraversate. In particolare, nella Valle Peligna, dove è prevista anche la centrale di compressione, il metanodotto correrebbe a ridosso della faglia attiva del Morrone mentre, nell'Aquilano, insisterebbe proprio sulle località già colpite dal disastroso terremoto del 6 aprile 2009: tra queste l'Aquila, Pizzoli, Montereale, San Demetrio, Poggio Picenze, Barisciano, San Pio delle Camere, Navelli. I COMITATI. «Chiediamo una legge regionale», ha spiegato Giovanna Margadonna per conto dei comitati, «che vieti l'installazione di impianti del genere impattanti e assolutamente rischiosi nelle aree terremotate come la nostra, con zone di pericolosità sismica 1 e 2. Bisogna fare in fretta, perché ormai siamo alle battute finali del progetto. Di fatto c'è bisogno di provvedimenti legislativi analoghi a quelli predisposti per il Centro oli, per questo motivo abbiamo scelto di provuovere il sit-in, parallelamente alla discussione della legge sugli idrocarburi». Preoccupato anche il portavoce Mario Pizzola. «Ormai siamo agli sgoccioli», spiega, «e l'installazione di questa opera pericolossisima è prossima».
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