Apecchio 12-Novembre 2010
L’Italia, senza dubbio, è un Paese dove si fa di tutto per agevolare le cosiddette catastrofi naturali.
Quasi tutte sono in realtà catastrofi innaturali, spesso annunciate. Si candida a esser una di queste il progetto Snam del gasdotto appenninico.
Spezzettato in cinque tronconi, pur essendo un unico progetto funzionale, non è stato sottoposto a un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A., né alla procedura di valutazione ambientale strategica – V.A.S.
Associazioni, comitati, Enti locali si sono già rivolti alla Commissione europea denunciando la palese violazione delle normative comunitarie in materia, interrogazioni parlamentari sono state presentate al Parlamento europeo e al Senato della Repubblica. Eppure la Commissione tecnica di verifica degli impatti – V.I.A. e V.A.S. ha recentemente emesso il parere n. 535 del 7 ottobre 2010 in merito a un procedimento di V.I.A. riguardante un solo troncone progettuale, il tratto Sulmona – Foligno, con la centrale di compressione di Sulmona.
Attraversamento di aree naturali protette, siti di importanza comunitaria, zone tutelate con vincoli ambientali, ma, soprattutto, dell’ area a maggiore (e devastante) attività sismica nazionale.
Dicono i Funzionari Ministeriali:” Il metanodotto in progetto Sulmona-Foligno DN 1200 (48”) e la centrale di Compressione di Sulmona, come si evince da Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2004 (CPTI04) redatto dal Gruppo di lavoro CPTI 2004 dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal DataBase Macrosismico Italiano 2008 (DBMI08, INGV), si trovano in un territorio ad elevata pericolosità sismica, sia dal punto di vista della frequenza di eventi che dei valori di magnitudo.”
Un’evidente fattore di rischio inibitore per un’opera come questa, insieme anche ai rischi connessi all’attraversamento di territori a vincolo idrogeologico (il 47% circa di questa tratta per 80 chilometri circa su 168) e il taglio di boschi (una fascia di oltre 18 metri) per 34 chilometri circa sempre solamente su questa tratta.
Oltretutto gli stessi Funzionari parlano di “grande valenza naturalistica-ambientale del territorio attraversato dal metanodotto” mettendo dunque in evidenza l’errata scelta di un percorso che va ad intaccare gli ultimi lembi del territorio italiano rimasti integri, preziosi per la salvaguardia della biodiversità intesa nel suo complesso, per la valenza del paesaggio ed un economia legata al turismo rurale, in forte espansione in questi ultimi anni e infine intaccando territori preziosi per la raccolta del tartufo.
Ci chiediamo se è stata inoltre compiuta una valutazione delle tartufaie che verranno distrutte in Umbria dal passaggio di questa opera?
Infine le tesi sostenute dal proponente a proposito delle alternative di tracciato appaiono superficiali e l’opzione litoranea, accanto al gasdotto già esistente, su servitù già acquisite non viene neppure menzionata e tantomeno viene citata l’opzione marittima.
Con palese contraddittorietà il parere della Commissione tecnica di verifica degli impatti è positivo, anche se con condizioni.
Riguardo poi le “condizioni” imposte alla Snam, dubitiamo che queste vengano rispettate per la complessità e la delicatezza dei territori attraversati ed inoltre difficilmente avremo tecnici o funzionari che si occuperanno di verificarne l’osservanza poiché, come solitamente accade in Italia, per l’ambiente e la sicurezza mancano i fondi e sono posti in secondo piano.
Qualora il Ministero dell’ambiente assuma la decisione finale conforme a tale parere, avrà l’opportuna risposta in sede legale.
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