Insiste la SNAM ed insiste il Ministero dello Sviluppo Economico, come se fossero un solo ente,
il
supergasdotto appenninico s’ha da fare. Poco importa dei sismi, perché i
gasdotti della SNAM resistono a qualsiasi cosa, terremoti, eruzioni,
vulcaniche, caduta asteroidi e comete e ovviamente, anche alle faglie
con sconnessione del piano di campagna. Insomma, si può dormire
tranquilli, siamo in buone mani, la Snam assicura, il Ministero
conferma.
Però, quando si pensa alle rassicurazioni dall’alto, in
Italia viene sempre d’istinto di portarsi le mani dietro ai glutei,
come a proteggersi. Sarà perché quando c’è qualche sisma c’è sempre
gente che ride e si strofina le mani. E’successo per l’Aquila e, anche
se stavolta non li abbiamo sentiti, possiamo scommettere che è successo
anche per Amatrice e per Norcia. Nel paese che ha visto la
trasformazione del beneaugurante “stai sereno” in una minaccia alla
persona, le rassicurazioni di enti ed entità generano per lo più
l’impulso a saltare dietro al primo riparo.
La vertenza
“Gasdotto Brindisi Minerbio” va avanti dal marzo 2004. “L’opera” doveva
essere conclusa nel 2008 mentre, grazie alle opposizioni di comitati,
cittadini, associazioni, solo un segmento è stato ultimato (uno su
cinque). Ed è un segmento che avrebbero fatto comunque, utilizzando lo
spazio già utilizzato da un altro gasdotto.
Per brevità, espongo solo gli incidenti a gasdotti (e solo in Italia) accaduti dopo il 2010:
- 11 febbraio 2010 Tarsia – Cosenza, Calabria - esplosione di un gasdotto in seguito a modesto smottamento
-
18 gennaio 2012 Tresana La Spezia esplosione di gasdotto in seguito ad
urto di mezzo meccanico tre case distrutte - 10 feriti, tra cui 3
gravissimi.
- Il 20 luglio 2013 per un movimento franoso esplode
un metanodotto a Sciara (Palermo), in Sicilia. - Il 10 dicembre 2014 un
incendio si sviluppa nella centrale Snam di gas metano in via
Sant’Alberto, vicino Ravenna, per un problema all’impianto di
riscaldamento del metano, già era accaduto.
- 6 marzo 2015
esplosione di gasdotto Pineto, Teramo, per modesto smottamento e
successivo crollo di un cavo Enel sul tracciato del metanodotto - 8
feriti
- Sabato 9 maggio 2015, esplode metanodotto da 650 mm e 56
bar di pressione a Roncade in provincia di Treviso,(la metà di quello
da realizzare su area a massimo rischio sismico - progetto Snam Rete
adriatica). La conduttura ha ceduto sotto i canali irrigui che servono
dei terreni e la fuoriuscita di metano ha ridotto in cenere centinaia di
filari di vite dell’area dove sono attive numerose aziende agricole e
vitivinicole.
- 19 marzo 2015 Sestino Arezzo – esplode gasdotto
per modesto smottamento del terreno. La Valmarecchia è geograficamente
in Romagna. Il cielo è rischiarato a giorno (per ore) fino all’Umbria.
Esplosioni
avvenute per motivi banali, piccoli movimenti di terra, presenza di
canali irrigui, ecc.). Ciononostante la Snam (e il Ministero) continuano
ad affermare che i loro gasdotti resistono anche in caso di apertura di
faglie a vista, con sconnessione del piano di campagna. Eppure in
letteratura è ampiamente indicato che, in tali situazione, “nessuna
opera umana o struttura naturale è in grado di resistere”.
Il
tracciato prevede il passaggio nei comuni di: Aquila, Onna, Sulmona,
Norcia, Visso, Preci, e poi più a nord Gubbio, Apecchio, Mercatello sul
Metauro, Borgo Pace, Sestino. Ogni toponimo un epicentro. Bisogna
impegnarsi per conseguire un risultato di tale precisione.
Certo,
è una bella seccatura quella delle popolazioni resistenti: resistono,
fanno perdere tempo e non si riesce a combinare nulla e gli affari ne
risentono. Però, se si riuscisse a spostare altrove i terremotati (tanto
che ci stanno a fare in mezzo alle macerie ?) vi sarebbero vasti
territori desertificati dove poter operare senza seccature. E in più, se
il 4 dicembre vincesse il sì, le regioni non conterebbero più nulla
rispetto alle questioni energetiche: deciderebbe tutto il governo, in
fretta. E i “protestanti” non troverebbero più referenti cui rivolgersi;
dovrebbero rassegnarsi.
Un altro aspetto disgustoso (sebbene
sottaciuto) di questa “opera” è l’immane impatto ambientale che
genererebbe: lo sterro previsto è largo 40 metri, sui crinali, sulle
cime, sulle serre, per 700 km. Senza contare le incalcolabili piste
accessorie, da costruire in mezzo ai boschi allo scopo di far transitare
i mezzi speciali di cantiere. Ma di quest’ultimo aspetto non importa
nulla a nessuno…
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