La Conferenza dei servizi per il metanodotto Brindisi Minerbio ha avuto il suo epilogo.
Dopo
undici anni di lotta tra la Snam e i ministeri da una parte e i
cittadini e gli enti locali dall’altra, si è arrivati all’atto finale.
Con una mossa a sorpresa (e secondo noi con un atteggiamento un po’
arrogante), la Dott.ssa Cecere, uno dei burocratici funzionari del
Ministero dello sviluppo, ha convocato la conferenza per il sei agosto,
disattendendo quindi la data settembrina precedentemente concordata con
le altre amministrazioni pubbliche partecipanti, alla quale la regione
Abruzzo sarebbe arrivata con una proposta progettuale alternativa a
quella della multinazionale. L’Abruzzo comunque c’era rappresentato
dalla Regione, dalla Provincia e dal comune di Sulmona e in ogni caso
avaveva già da tempo negato il suo assenso all’intesa con lo stato.
L’Umbria era presente con un solo rappresentante (non politico) un
funzionario che, solo verbalmente, ha dichiarato la contrarietà della
Regione all’imposizione del progetto. La Regione Marche infine, non
c’era affatto.
Il Presidente Ceriscioli e i suoi, infatti,
dapprima hanno dato scarso peso alla cosa; poi, informati a dovere
attraverso un intenso lavoro di pressing (cui ha dato un contributo
fondamentale il consigliere regionale Traversini) si sono resi conto che
prima del loro avvento c’era stata una dura battaglia, durata (fin qui)
undici anni. Poi hanno garantito che avrebbero fatto la loro parte.
Infine si sono astenuti dal partecipare, per non essere precipitosi,
loro che “sono nuovi”, da poco insediati e quindi a digiuno
sull’argomento.Con questa mossa Ceriscioli e i suoi hanno scaricato i
comitati, i cittadini (proprio quelli che li hanno eletti) e lo stesso
Traversini, sconfessato su tutta la linea.
L’Umbria dalla sua,
ha mantenuto fino all’ultimo la sua posizione obliqua, con un no mai
formalizzato, evidentemente frutto più della pressione popolare che di
un reale desiderio di difendere gli interessi dei cittadini umbri.
Soprattutto, trapela il timore dei vertici della Regione di poter
collidere con i diktat governativi certo, ma anche più semplicemente con
quelli dei potenti burocrati di stato. Appare sempre più evidente
comunque, che gli organi dello stato tendono a fare blocco unico con la
multinazionale, evidenziandosi di fatto come una seconda controparte
rispetto ai cittadini e agli enti locali che li rappresentano.
Di fronte a un tale capolavoro si potrebbero pensare e dire molte altre cose cose, tutte piuttosto sconfortanti.
E’
stato disatteso e scaricato (con dubbia consapevolezza) un lungo e
paziente lavoro di collaborazione tra comitati di cittadini,
associazioni e Regioni, un lavoro fatto di molto dialogo e poche
polemiche, un lavoro che in tal senso aveva pochi precedenti e che aveva
dato i suoi frutti.
Comunque, le Regioni con la loro pochezza,
si sono a questo questo punto assunte tutte ( ma proprio tutte) le
responsabilità inerenti la annosa vicenda. Hanno ancora una manciata di
giorni per esprimere comunque il proprio parere, fuori tempo massimo. La
decisione finale poi, per colpa delle Marche e dell’Umbria, verrà presa
direttamente dal Consiglio dei Ministri. E’ chiaro che se dalle due
regioni verrà un parere netto, ben argomentato e sostenuto con la forza
necessaria, negando l’intesa col governo e quindi allineandosi
all’Abruzzo, ci sarà il parere negativo di ben tre regioni e questo
qualcosa dovrà pur contare. Ma date le premesse, con tutti questi
“cuor
di leone” che si aggirano nei palazzi del potere, è come dire che siamo
nelle mani del Padreterno. Non ce ne dimenticheremo.
Comitato interregionale No Tubo
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