Puntuale, con l'emergenza neve, è arrivata l'emergenza gas. Ma esiste davvero, per il nostro paese, un problema di approvvigionamenti o è essenzialmente una questione di gestione della risorsa gas? E soprattutto, dietro l'agitazione per l'emergenza, si nascondono altre finalità?
Ciò che non convince, in primo luogo, è il comportamento di Gazprom, il colosso energetico russo, che nei giorni scorsi ha ridotto le proprie forniture di gas ai paesi europei in percentuali che arrivano fino al 30%.
La Russia ha fatto troppi contratti che ora non riesce ad onorare? Strano, per una nazione che vanta enormi giacimenti di gas e che ha in progetto la realizzazione del mega gasdotto South Stream che dovrebbe portare in Europa ben 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno.
L'occasione è ghiotta e il generale inverno dà un aiuto a Gazprom per ricordare agli europei che il principale rubinetto del gas, dall'Est, è nelle sue mani. La Russia ha tutto l'interesse a creare allarme, ed infatti Putin ne ha subito approfittato per attaccare l'Europa ("sarebbe da ricordare adesso chi rallentava la costruzione di North Stream") e, naturalmente, per spingere sulla realizzazione di South Stream (che vede la partecipazione dell'Eni al 20% e del quale un braccio dovrebbe approdare in Italia, ad Otranto). In ogni caso, il 6 febbraio scorso, la portavoce del Commissario UE all'Energia, Guenther Oettinger, ha dichiarato : "Non c'è alcuna emergenza gas in Europa".
Veniamo all'Italia. Il nostro paese ha un'ottima diversificazione degli approvvigionamenti di gas: l'85-90 % viaggia in gasdotti che arrivano dal nord Europa (Olanda e Norvegia), dall'Est (Russia) e dall'Africa (Algeria e Libia). Inoltre sono operativi due rigassificatori (Rovigo e Panigaglia) che danno circa il 15% del gas consumato in Italia.
Questa diversificazione consente al nostro paese di superare agevolmente le situazioni di crisi. Come quando ci furono temporanee interruzioni a causa della guerra in Libia o a causa di una frana in Svizzera. Ma allora non si parlò di emergenza. Certo, ora siamo in inverno e la possibile carenza di gas fa molta più presa sull'opinione pubblica. Eppure, nonostante l'eccezionalità degli eventi meteorologici di questi giorni, i picchi di consumo sono molto simili a quelli del dicembre 2010 quando toccarono i 459 milioni di metri cubi al giorno.
Il vero problema, per l'Italia, non è una insufficienza delle infrastrutture ma, al contrario, le anomalie e le disfunzioni prodotte dalla gestione monopolistica di Eni e Snam. I consumi di gas, nel nostro paese, non hanno mai superato gli 85 miliardi di metri cubi l'anno, mentre le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno una capacità di importazione ben superiore : 107 miliardi.
Non sono, perciò, gli impianti che mancano. E' che, spesso, nei tubi non passa gas a sufficienza. Perché? Una denuncia precisa, nei mesi scorsi, è arrivata da Confindustria Ceramica : "In Italia c'è pochissima liquidità sul mercato del gas, ma non perché non ne arrivi abbastanza. Le forniture correnti abbondano rispetto alla domanda che è calata per le note difficoltà dell'industria. La vera ragione è che la capacità di importazione è sottoutilizzata dall'Eni, che la sfrutta solo al 60% e non consente ad altri di far passare il proprio gas nelle infrastrutture inutilizzate" ( Sole 24 ore del 14.9.11). Ciò ci aiuta a capire perché, da noi, la bolletta del gas è più alta rispetto agli altri paesi europei. Intanto, i consumi continuano a scendere. Nel 2010 non hanno raggiunto gli 83 miliardi di metri cubi, mentre nel 2011 si sono fermati a circa 78 miliardi (Sole 24 Ore 07 Febbraio 2012). E per il futuro? Afferma Matteo Verda, ricercatore dell'Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano e autore del libro "Una politica a tutto gas": "Qualche tempo fa Leonardo Bellodi dell'Eni, in un'audizione al Senato ha detto che in Italia non si stima un ritorno dei consumi ai picchi del 2005 prima del 2020" ( Panorama.it 8.2.12).
A cosa servono, allora, i 4 nuovi metanodotti che dovrebbero giungere in Italia dall'Africa e dall'Est Europa e gli oltre 10 rigassificatori progettati, dei quali 3 in dirittura d'arrivo? L'obiettivo è dichiarato con enfasi nelle pagine di pubblicità che Snam compra sui maggiori quotidiani italiani : "diventare l'hub europeo del gas".In parole povere, il gas che arriverà attraverso le nuove infrastrutture sarà rivenduto ai paesi del centro Europa. Il che spiega molto bene a cosa dovrebbe servire il nuovo mega gasdotto Brindisi- Minerbio di 687 Km, destinato a sconvolgere l'Appennino. Ciò che non quadra è perché un'operazione puramente commerciale, che ha per scopo quello di portare enormi profitti nelle casse della Snam, debba essere pagata dai nostri territori e dalle nostre popolazioni in termini di rischi e costi elevatissimi per la salute, la sicurezza, l'ambiente e le economie locali.
Come per tutte le emergenze anche quella relativa al gas è soprattutto un problema di previsione e di organizzazione. Proprio per situazioni come quella dei giorni scorsi esistono gli stoccaggi che, in Italia, sono pari a circa 15 miliardi di metri cubi di gas, di cui 5 strategici.
La prima incongruenza che balza agli occhi è che anche qui esiste una situazione di monopolio: infatti il 97% degli stoccaggi appartiene a Stogit, società del gruppo Snam che così, anche in questo settore, come per l'import e la distribuzione, fa sostanzialmente il bello e cattivo tempo.
"Riteniamo che le riserve disponibili e il quadro complessivo di utilizzo delle risorse del sistema gas rendessero possibili altri modi per affrontare questa emergenza climatica" ha dichiarato Paolo Culicchi, presidente del consorzio industriale Gas Intensive; mentre Massimo Mucchetti (Corriere della Sera dell'8.2.12) ha osservato : "se scatta un'emergenza a fine stagione, con stoccaggi già sfruttati, la reazione diventa difficile" e ricorda come per anni "la Stogit ha redistribuito gli utili alla casa madre senza investire". "In Italia esiste un problema serio di logistica: il gas c'è ma non riusciamo a distribuirlo in modo corretto ed efficiente quando ci sono picchi di richieste come quelli di questi giorni" ha dichiarato (Panorama.it 8.2.12) Alberto Bitetto, titolare di Ital Gas Storage, che è in procinto di realizzare un grande sito di stoccaggio in provincia di Lodi.
In definitiva, la questione centrale non è la carenza di gas ma piuttosto la gestione del sistema gas nel nostro paese. Un sistema che muove interessi talmente giganteschi da farci legittimamente chiedere quanto dell'emergenza di questi giorni è reale e quanto è invece abilmente pilotato per raggiungere scopi non apertamente dichiarabili.
Il metano ti dà una mano, diceva una pubblicità di tanti anni fa: così la mano la dà, ma non ai cittadini bensì a chi intende continuare a mantenere, a livello internazionale e nel nostro paese, posizioni di assoluto dominio.
Comitato No Tubo-Gruppo d’intervento giuridico
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