Nella’audizione è stato precisato che questa linea, che taglia il crinale dell’Appennino con operazioni di sbancamento, perforazioni, sventrando e devastando foreste, corsi d’acqua e montagne in un’area incontaminata del paese non può essere accettata dalle istituzioni locali e dalle popolazioni residenti. Per questi territori sarebbe uno scempio senza pari, superiore a qualsiasi immaginazione e senza nessun ritorno per i cittadini, né in termini di posti di lavoro né in termini economici sui consumi né altro, ma solo devastazione. I corsi d’acqua attraversati verrebbero sconvolti e su questo anche i servizi tecnici della Regione Umbria hanno parlato di “danni irreversibili al territorio e agli ecosistemi”, tali da risultare “pregiudizievoli dell’immagine stessa della Regione” per definizione “cuore verde d’Italia”. Poiché il tracciato proposto attraversa zone fortemente interessate da fenomeni sismici negli ultimi 30 anni dall’Aquila a Gubbio, considerato che l’opera serve alla Nazione e che quindi va realizzata, si chiede che la si faccia dove non vi è rischio sismico, idrogeologico, fuori dai Parchi Nazionali, Riserve Naturali, zone SIC, ZPS, Parchi e Riserve Regionali.
La richiesta è tornata quindi sul raddoppio del tracciato esistente lungo la costa adriatica o, in alternativa, sull’opzione mare. Considerato che nelle audizioni in commissione sono già stati ascoltati i comitati anti gasdotto e i rappresentanti di altri enti locali, e che i colloqui hanno avuto momenti diversi per i Comuni dell’Aquila, Sulmona e Gubbio rispetto alla controparte, rappresentata dalla Snam, che ha avuto un colloquio separato, precedente, è stato proposto un tavolo di lavoro con i vari soggetti a vario titolo coinvolti ribadendo che la presenza delle diverse istituzioni locali è fondamentale anche a seguito del ricorso al Tar contro il decreto legge del Ministero dell’Ambiente, che autorizzava la Snam a realizzare l’infrastruttura e che molti Comuni come Gubbio hanno già deliberato. »
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